Da qualche mese Planetek Italia è un membro dell’Open Geospatial Consortium (già opengis consortium) detto OGC e non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di partecipare al mio primo “Technical and Planning Committee Meeting” (il 72° per l’OGC), occupandomi della Geospatial Systems Unit dell’azienda (vedi news precedenti), non fosse altro per il fatto che si sarebbe tenuto a Frascati (RM) e questo mi avrebbe semplificato di molto la pianificazione.

Ma già nell’interpretazione della ‘tentative agenda‘ scoprivo una certa complessità per la messa a punto della mia tattica di partecipazione all’evento. Eppure mi aspettavo un’agenda standard :-). Mi son detto:”Per questa prima volta niente piano e molto intuito! Lasciamoci trasportare.”

Massimo Zotti ha già fatto una bella recensione dell’evento, di come funziona il tutto e dei 4 giorni a cui abbiamo partecipato, quindi vi parlo di altre cose.

Perché partecipare a 4 giorni di SLIDE?

Masochismo? Abnegazione? Diciamo pure convinzione e curiosità.

Convinzione del fatto che gli standard non sono un male necessario per essere al passo, anzi, sono il segno di una maturità che ci permette di andare oltre quel passo.

C’è qualcuno che dice: “Il mio unico standard è essere contrario agli standard! Non tutti i problemi possono essere risolti allo stesso modo”. Mi piacerebbe vederlo, al suo primo viaggio oltre oceano, mentre tenta di inserire la spina del suo asciugacapelli italiano negli Stati Uniti. Inoltre oggi siamo diventati molto bravi a costruire gli standard e sappiamo molto bene che devono essere estendibili per prevedere l’imprevedibile.

Ma torniamo a noi. In questi “geoAnni” ho assistito a parecchi progetti che hanno messo in piedi soluzioni assolutamente innovative e volte allo sfruttamento pieno delle informazioni geospaziali:

  • servizi on-line di conversione di coordinate di dati raster e vettoriali
  • servizi di allineamento semantico dei dati e dei metadati
  • servizi di allineamento cataloghi distribuiti
  • servizi di collegamento dinamico ad informazioni esterne.

Funzionavano e funzionano tutte ed anche molto bene. Purtroppo lo sfruttamento pieno di tanti sforzi è stato ed è complicatissimo. Si rischia di dover “reinventare ogni volta la ruota” per ogni cliente e/o soluzione.

Questo semplicemente perché le soluzioni citate prima sono state definite prima che vi fossero degli standard maturi ed adeguati a recepire l’impianto tecnologico. Questo non solo ha generato soluzioni non interoperabili da subito, ma ha anche distolto parecchie risorse dall’impianto applicativo, che è invece l’aspetto più importante per i nostri clienti. È lì che c’è il vero valore aggiunto, nel dare gli strumenti per il governo del territorio, non nell’infrastruttura che è e rimane solo un prerequisito.

È per questo che ritengo sia estremamente importante, ogni volta che inizia una nuova avventura progettuale, cercare di percorre il solco creato dagli standard, sia quando si agisce nel consolidato che, ancor di più, nell’innovativo, così da tentare, almeno, di generare soluzioni nativamente interoperabili. Infatti solo l’interoperabilità ci garantisce la piena modularità delle soluzioni, evitando la necessità dell’acquisto di un intero stack tecnologico, ma solo delle parti che non sono già presenti nella propria infrastruttura.

Insomma, non devo comprare anche la casa se mi servono solo degli elettrodomestici, e questo lo posso fare solo se i moduli sono tra loro interoperabili.

Dominare gli standard

Ma per ottenere questi risultati bisogna “dominare e prevedere gli standard”, altrimenti si rischia di essere soffocati. Ed ecco che l’adesione all’OGC gioca qui un ruolo strategico ed esemplificativo. Infatti, se ne potrebbe pure fare a meno di iscriversi, studiarsi ogni singola pagina delle specifiche, ed è quello che è stato fatto fino ad oggi, ma questo aumenta la complessità e non fornisce una visione di lungo periodo.

Quindi, iscrizione all’OGC e il gioco è fatto? Macchè!

Anche se lo avrei veramente gradito, partecipare al TC OGC Meeting non significa farsi spiegare tutti gli standard, anche quelli che forse non utilizzeremo mai nelle nostre soluzioni… beh, in realtà, approfittando della presenza al meeting di colleghi di ERDAS (sicuramente i più profondi conoscitori planetari dello standard CS-W) ho colto l’occasione per comprendere tutta una serie di dettagli su uno standard che ha un rapporto complessità/utilità realmente molto alto e non per la sua scarsa utilità. Ma di questo ne parleremo in un prossimo post.

Dicevo, partecipando al meeting si ha, prima di tutto, la possibilità di incontrare persone con cui è possibile avere un proficuo scambio di opinioni, per stringere alleanze su possibilità future. È lì che è possibile capire come si stanno muovendo le altre nazioni europee e non, su cosa stanno facendo istituzioni simili alla nostra DigitPA, attualmente molto impegnata sul RNDT (repertorio nazionale dati territoriali), confrontando le nostre scelte con le loro, e validarle sia tecnicamente che strategicamente, con un occhio rivolto pure ad INSPIRE.

Local Forum Italiano dell’OGC

Ah sì, stavo dimenticando di dirvi il perché del titolo. Il motivo è nel fatto che “English Divides“.

Una mia convinzione già maturata ha trovato ulteriore riscontro al meeting. Si stanno creando dei local forum OGC (o local chapter) il cui elemento unificante forte è la lingua, poi vengono i temi. Infatti, come vi dicevo, penso che il maggior successo di aziende di lingua anglofona sia fortemente collegato a questo elemento, corroborato dal fatto che quando si partecipa a meeting internazionali è difficile scovare progetti o soluzioni tanto all’avanguardia. Anzi, molto spesso, questioni piuttosto semplici vengono spacciate per innovazioni, ma condite da un buon inglese.

Quindi, cominciamo a diffondere ancora di più, e in italiano, il verbo dell’OGC, che non è solo specifiche, ma anche buone pratiche, progetti pilota, gruppi tematici e altro ancora, facciamolo insieme e partecipiamo alla loro definizione.

Giusto per farvi comprendere meglio, se non ci fosse stata l’iniziativa europea legata ad INSPIRE, il problema del multilingua sui vari standard non se lo sarebbe posto nessuno in OGC, e in INSPIRE abbiamo 23 lingue diverse! Meno male che si sono ricordati da subito degli infiniti sistemi di riferimento.

Va bene, chiudo con un bit: ” lo sapevate che sul sito dell’OGC c’è un posto dove si possono chiedere modifiche agli standard o integrazioni“?

Molte altre cose non posso rivelarvele, ed alcune sono veramente molto interessanti, ma, purtroppo per voi, sono coperte da un accordo di riservatezza tra i soci. Per ottenere queste informazioni o mi torturate, o, molto meno cruentemente, diventate soci anche voi e, se siete pure italiani, probabilmente molto presto potrete contribuire al Forum Italiano OGC che noi soci italiani siamo fortemente orientati a mettere su velocemente.

Ciao

Cristoforo

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