Ho appena terminato la mia partecipazione alla XV conferenza nazionale ASITA e dopo 3 giorni di conferenza ho deciso di scrivere direttamente in treno, a caldo, un report su questa esperienza caratterizzata da luci (poche) e ombre (molte).


Foto da Twitpic di Alfonso Quaglione http://twitpic.com/7f9c5i


Sono, o meglio, siamo partiti con molte aspettative (complessivamente in 8 della Planetek Italia). Gli organizzatori avevano annunciato delle novità importanti che avrebbero dato nuova linfa a questa conferenza, che negli ultimi anni stava perdendo progressivamente smalto e partecipanti.

Gli investimenti fatti da Planetek Italia sono significativi, ma abbiamo voluto sostenere questo nuovo corso garantendo la nostra presenza e organizzando un workshop di respiro internazionale.

Ci auguravamo di poter contribuire alla realizzazione di una conferenza caratterizzata da un buon livello qualitativo degli interventi scientifici, in grado di attirare l’attenzione dei tecnici delle P.A. e di tutti coloro che possono creare valore con l’informazione geografica.

Ovviamente ci aspettavamo di poter usufruire di spazi adeguati e di una organizzazione adeguata alla caratura della conferenza.

Fatte queste premesse vediamo come è andata.

Parto subito dalla vera nota positiva di quest’anno: un passo verso una conferenza 2.0. Ogni sessione è stata videoregistrata e messa on-line, favorendo l’accesso da remoto alle presentazioni. Finalmente! Una iniziativa che attendevamo da tempo. (guarda i video sul canale ufficiale http://www.youtube.com/user/ASITAVIDEO2011)

Guarda il video del workshop GMES Geoland2 Workshop - I prodotti GMES Land sviluppati nel progetto Geoland2

Purtroppo le note positive finiscono qui.

Incominciamo dall’analisi di come è stata implementata questa conferenza 2.0.

È stata tenuta segreta! Io ho scoperto questa iniziativa solo quando sono arrivato a Colorno!

Non era il caso di farlo sapere prima?

I relatori, gli espositori, i media del settore, i blogger e tutta la comunità potevano contribuire significativamente alla sua comunicazione allargando enormemente il bacino di utenza della conferenza. Bastava coinvolgerli! Forse si è temuto, erroneamente, che potesse erodere iscrizioni all’evento? Spero di sbagliare.

Quindi questa iniziativa di ASITA 2.0 poteva decisamente essere declinata meglio, se realizzata realmente secondo i paradigmi del 2.0, ovvero con la condivisione preventiva dei contenuti della conferenza, la promozione efficace e l’apertura di canali social di interazione con la comunità basati su strumenti social come facebook e twitter, che peraltro è avvenuta spontaneamente grazie alle iniziative dei singoli. (Leggi su Twitter i commenti e i link alle foto e ai video)

Ma voglio andare al nodo cruciale: che missione ha oggi la conferenza ASITA? A che target si rivolge? Per quale motivo partecipare? Perché esiste?

Devo dirvi che ormai non ho più punti di riferimento. Quando è nata era chiaro a tutti che la sua vocazione: realizzare un’unica conferenza scientifica nazionale orientata al mondo della ricerca.

Quindici anni fa c’era molta fame di Geomatica e quindi il mondo scientifico e gli utenti partecipavano numerosi con grande interesse.

Ma i tempi cambiano. Le conoscenze di base si diffondono. Le fonti informative, specialmente on-line, sono praticamente illimitate. Oggi ASITA non richiama più utenti e quindi resta una conferenza di scientifici per scientifici. Autoreferenziata.

Un relatore, chairman di una sessione, mi ha confessato che se avesse un lavoro importante da presentare lo porterebbe a conferenze internazionali e non ad ASITA! Come dargli torto?

Vi sembra dignitoso tenere una relazione negli speaker corner che sono stati allestiti? Stanzette con 8-10 sedie dove a malapena entravano i relatori? Che peso date ad una presentazione tenuta in un contesto del genere?

Io di solito seguo le sessioni, ma quest’anno è stato praticamente impossibile.

Altro elemento su cui riflettere: alla conferenza non ci sono mai interventi di ospiti stranieri che possano portare il punto di vista internazionale su temi specifici della geomatica o, meglio ancora, sulle tendenze tecnologiche e di mercato nel medio e lungo periodo. Siamo così bravi da non doverci confrontare, in casa nostra, con quello che è il mercato internazionale? In un mondo globalizzato? In Italia dove il disallineamento tra ricerca e mercato è un problema cronico? L’unico relatore straniero che ha partecipato quest’anno è un funzionario dell’Agenzia Europea dell’Ambiente relatore al nostro workshop sul GMES. E a memoria non mi ricordo di altri interventi fuori dal coro nazionale.

Quindi il contenuto scientifico dell’evento ha perso progressivamente di significato, non è più rilevante. Probabilmente resta solo quello relazionale – incontriamoci ad ASITA – che sembra ormai uno slogan. Vecchi amici che si incontrano almeno una volta all’anno per ricordare i vecchi tempi! Per non perdere i contatti….

Mi sembra una motivazione debole per rendere ASITA attraente. Come fai ad attirare nuovi partecipanti in questo modo?

Un altro punto a cui non so darmi una risposta: per quale motivo da alcuni anni sono ricomparse le conferenze delle singole associazioni? SIFET e AMFM si fanno una loro conferenza minando alla base l’obiettivo di ASITA: riunire il mondo scientifico della Geomatica sotto un unico cappello.

Nella realtà ormai la convergenza tecnologica tra telerilevamento, topografia/aerofotogrammetria, cartografia e GIS è cosa fatta, mentre le Associazioni, in controtendenza, ritornano ad isolarsi. Perché? Ovviamente a mio avviso queste iniziative diluiscono la rilevanza della conferenza ASITA.

Non mi dilungo sulla scelta della sede. Sarà anche vero che per motivi di budget bisognava adattarsi, ma una sede che è impossibile da raggiungere in giornata, non si presta per tenere una conferenza nazionale. In un periodo di crisi ha sicuramente limitato la partecipazione di molti funzionari di P.A. ed Enti Pubblici, che non si possono permettere costose missioni.

Inoltre, ha senso fare una conferenza di 4 giorni? Perché? E se proprio non se ne può fare a meno, allora limitiamo la sessione espositori a 2 giorni. C’è la crisi per tutti, anche per le imprese!

Tutte queste considerazioni sono avvalorate dalla sensazione che la partecipazione è stata scarsa. Sia in termini numerici che qualitativi. Anche le presentazioni si riducono, quelle previste nel programma sono 240, in netto calo rispetto al 2010.

Faccio un invito al Consiglio Direttivo di ASITA di pubblicare le statistiche di partecipazione a questa edizione e alle precedenti. Il numero di iscritti è l’unico dato vero che misura il successo di una conferenza. Discutiamo sui numeri.

Lancio una proposta, neanche tanto originale, per le future edizioni: gemellare ASITA con altri eventi o conferenze, correlabili alla Geomatica, che hanno un elevato numero di visitatori. In questo modo si potrebbe favorire la partecipazione alla conferenza di nuovi soggetti che operano in mercati che potrebbero beneficiare dell’informazione geospaziale. Penso ad eventi come il Forum PA, Ecomondo, SMAU, SAIE. Anche a rotazione, cambiando anno per anno, decidendo con almeno 2 anni di anticipo per dare il tempo a tutti di organizzarsi.

L’unione fa la forza.

Purtroppo la decisione di organizzare ASITA 2012 a Vicenza mi sembra una scelta in continuità con quanto fino ad oggi è stato fatto. Una continuità che probabilmente sta spegnendo ASITA con una lunga e dolorosa agonia.

Servono scelte forti, cambiamenti anche radicali, il business non è più quello di una volta e non lo sarà mai più.

Mi auguro che tutta la comunità geomatica voglia partecipare attivamente affinché questa agonia possa cessare al più presto e,  attraverso un processo di innovazione, si possa fare rinascere una nuova ASITA che possa riacquisire il ruolo di centralita nella comunità geomatica italiana che gli spetta.

Buon ASITA a tutti…

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  1. Pietro Blu Giandonato

    Mi viene da urlare: “Il re è nudo! Viva il re!”.

    Io ad #ASITA11 non ci sono andato, francamente l’unica conferenza alla quale ho partecipato è quella ospitata a Bari nel 2009, e non mi aveva colpito particolarmente. Mi era sembrata caotica a livello organizzativo, con sessioni poster, workshop e eventi autogestiti dai partner che si sovrapponevano eccessivamente, lasciando il visitatore totalmente frastornato.

    Eventi come ASITA vanno organizzati avendo ben chiaro soprattutto quanto giustamente messo in evidenza da Enzo: a chi si rivolge? Alle aziende? Al mondo della ricerca? Ai singoli utenti e professionisti? Alle PA? Gli organizzatori probabilmente risponderebbero: a tutti loro!

    Bene, se così è, allora bisognerebbe organizzare dei contenitori virtuali dedicati a ciascuna di queste categorie, perché hanno esigenze totalmente differenti, pur condividendo tra loro il settore geomatico. Invece regna il caos.

    E passo ora alla componente “2.0” della conferenza. Nel mio piccolo ho cercato, assieme ad altri amici di TANTO di dare delle dritte per arrivare ad una comunicazione più che 2.0, dinamica proprio durante la conferenza. Cose banali come individuare un hashtag ufficiale, e anche organizzare un “hashtag wall” da proiettare in un punto strategico della struttura, in modo tale da consentire ai visitatori di seguire il succedersi degli eventi, descritti da altri visitatori che usano Twitter abitualmente per comunicare.

    In quel modo l’organizzazione avrebbe dato la possibilità di far sentire la gente più partecipe, attiva, dentro la situazione…

    Un’altra occasione mancata dunque, mi unisco all’allarme lanciato da Enzo.

    Io spero che qualcuno lassù (perché purtroppo il problema è proprio l’essere su piani diversi) ascolti queste voci. E ne faccia tesoro per il futuro.

  2. Complimenti per l’ottima analisi, finalmene qualcuno scrive quello che molti pensano.

    Mi permetto solo di approfondire qualche aspetto :

    1) Vorrei sapere il numero degli iscritti alla conferenza, escluso gli autori e gli espositori.
    In pratica mi piacerebbe sapere quanti sono quelli che vanno ad Asita per “comprare” conoscenza/informazione/cultura geomatica.
    Contare gli autori tra gli iscritti… “non vale” 😉

    2) Argomento “Scelta della sede per motivi di budget”
    Non condivido neanche un po’.
    Tu “ASITA” offri un prodotto (la conferenza) a dei possibili clienti (chi si iscrive per andare a sentire e chi compra lo spazio espositivo).
    Io (possibile cliente) valuto quanto costa e quello che viene offerto (“value for money” direbbero quelli bravi).
    L’organizzazione di una conferenza è un business, è una cosa seria.
    Da “possibile cliente” ho qualche opzione da valutare :

    Asita
    InterGEO
    ELMF
    SPAR
    User Conference dei vari vendor

    e tra queste decido dove comprare, altrimenti “incontriamoci ad Asita” (sono d’accordo e lo faccio con piacere) ma poi ?
    Invito tutti a verificare i costi per gli espositori e i costi per iscriversi delle suddette conferenze e valutare cosa offrono in cambio…

  3. Sono d’accordo al 100×100 con Massimo. Sono stato anch’io tre giorni e ne sono uscito fortemente deluso. Su geoforus trovate anche i miei commenti che non sono dissimili da quelli di Massimo. Martedì prossimo pubblicherò un’analisi più approfondita dei contenuti, che sto preparando.
    Comunque Asita ha un problema nella “testa”. Non ci sono soggetti in grado di pensare in funzione del mercato e delle vere novità di contenuto. Nonostante penso ne siamo tutti convinti, ogni anno (ed io ad Asita vado ogni anno) sento le aziende del nostro settore (escludo da questo insieme le aziende che vendono GPS) che si lamentano ma poi l’anno successivo sono lì, perchè è l’unico evento nazionale istituzionale del settore.
    Se per la location poi si parla di costi, avrei qualcosa da dire, visto che l’esperienza non mi manca avendo organizzato per anni la conferenza di mondogis che è arrivata a coinvolgere 2.000 persone.
    A breve su geoforus ulteriori commenti.

  4. Daniela Valentino

    Vincenzo, complimenti per l’articolo.
    Credo che tu abbia esposto in maniera chiara e ben dettagliata un pensiero comune a tutti i partecipanti all’evento di quest’anno e che l’insoddisfazione e le proposte innovative siano condivisibili da tutti (me compresa!!!).
    Io che ho presidiato l’evento per tutti i quattro giorni ho avvertito da parte dei visitatori (dei pochi visitatori) il malcontento che hai ben descritto.

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