Il piccolo Babbo Natale si ferma, sospira e appoggia sull’unica panchina disponibile il suo sacco ormai vuoto. Porta le mani dietro la schiena e si stiracchia, poi si siede al centro della panchina, rabbrividisce al contatto con il ferro freddo, allarga le braccia sulla spalliera e le gambe per terra, e scivola con il fondo schiena quasi in punta di seduta. Appoggia anche la testa sullo schienale, e guarda il cielo. Una splendida notte stellata.

La bellezza di quel velluto scuro è  proprio beffarda, pensa, se sotto questo cielo c’è tanta gente che non ha più nemmeno la voglia di alzare lo sguardo per godersela.

Silenzio nella piazzetta deserta. E’ in quel momento che accade.

Un altro grosso Babbo Natale arriva e gli si siede accanto. Porta anche lui un sacco vuoto, che poggia a terra. Il piccolo Babbo Natale sente la spalliera della panchina ondeggiare sotto il peso di quell’omone.  Solleva appena la testa, lo guarda con sufficienza, e poi, senza cambiare posizione, torna a guardare le stelle.

“Finito il giro?” gli chiede per educazione.

“Non ancora, fra un attimo riempio di nuovo il sacco e ne faccio un altro.” Ha un vocione caldo, il grosso Babbo Natale, confortante.

“Coraggio, dai. In fondo è una bellissima serata.” dice l’ometto.

“Assolutamente. Si può dire che io aspetti questa sera per tutto l’anno.”

“Babbo Natale fino in fondo, eh? Bravo. Da quanto tempo lo fai? Io da diversi anni ormai. Mi piace entrare nelle case, sentire gli Babbi Nataleodori, vedere il sorriso terrorizzato dei bambini, e come si sciolgono quando ricevono il proprio regalo. Non mi faccio nemmeno pagare, lo sai? Tu ti fai pagare? Io ho un piccolo sito Web con i riferimenti della onlus a cui chiedo di fare un’offerta, e se mi danno qualcosa giro tutto a loro. Ormai mi faccio spedire le letterine dei bambini così gliele restituisco con il timbro, quando porto loro i doni…”

“Faccio anch’io così. Mi fanno trovare sempre qualcosa da mangiare. E’ per colpa loro che mi sono ridotto così, ah ah” ride soffice l’omone. “E qual è il regalo che resta a te?”

“Le fotografie che mi fanno le mamme ed i papà con i loro bambini. Le conservo tutte, e me le stampo io…” Il piccolo Babbo Natale continua a parlare guardando in cielo.

“..e poi ti resta questa gioia con cui ne parli, scommetto.” gli dice il Babbone Natale girando la testa per guardarlo, con un sorriso disarmante.

L’ometto solleva la testa e lo osserva a sua volta. “Si, questa gioia…” sussurra, quasi, “…che stasera ho un po’ perso per strada” ed abbassa la voce. “Come li hai visti, tu? Voglio dire… io quest’anno ho trovato sempre la stessa gioia nei bambini, ma i loro genitori… li ho visti tutti molto preoccupati. Li vedo una volta l’anno, e questo Natale… non so, la puoi quasi toccare, la rassegnazione. La senti nell’aria, assieme all’odore del cenone consumato, la vedi negli occhi dei papà che hanno fatto sacrifici per comprare i doni ai propri figli, la leggi nei sorrisi rotti delle mamme. Quest’anno, in questo Natale, si sente proprio forte… questa specie di acredine che cambia il sapore a tutto il resto.”

Il grande Babbo Natale lo guarda e non sorride più, neanche lui.

“Eppure… c’è qualcosa” gli chiede l’omone dopo un lungo istante di silenzio “che ti ha dato speranza, quest’anno?”

Ci pensa su, l’ometto, e per un po’ torna a guardare lontano, in alto.
“Sai, io faccio il geometra all’ufficio tecnico del Comune” risponde. “Quest’anno credo sia stato un anno molto importante per chi fa il mio lavoro. Tante belle iniziative ‘sociali’ che sono partite, e poi gli open data, insomma…”

“Di cosa stai parlando esattamente?” gli chiede l’altro.

Il piccolo Babbo Natale si tira su, si siede composto e rivolge un’occhiata curiosa al suo vicino inaspettato. “Mi sembra bizzarro parlarne nella notte di Natale… non devi finire il tuo giro di regali?” e mentre l’altro fa le spallucce, l’ometto continua: “…ma del resto io ho già finito, quindi… Sai, io mi occupo di GIS, le mappe su internet, questa roba qua, hai capito? E allora l’altro giorno riflettevo su quante cose entusiasmanti sono successe quest’anno, in Italia e nel mondo.
Dopo tanto tempo che sembrava non si muovesse nulla, che eravamo abituati a dire che non si trovavano i dati per lavorare e per conoscere le cose che accadono sul territorio, ecco che quest’anno esplode il movimento degli open data, e tutti a fare a gara a chi libera per primo i dati, con l’Unione Europea che emana addirittura un pacchetto degli open data per promuovere questa strepitosa idea.
E poi c’è un’iniziativa che si chiama INSPIRE, e finalmente se ne parla seriamente, e dopo un anno di silenzio si è tornati a parlare del catalogo dei dati geografici nazionali di DigitPA: quattro nuovi decreti stanno per essere emanati, che magari cambieranno il mondo delle informazioni geografiche in Italia. Finalmente nel 2011 sembra che la comunità geomatica italiana abbia iniziato a manifestarsi e parlarsi nel web, e poi ho visto anche nascere un movimento straordinario di gente che vuole cambiare le cose e mettere insieme le idee più brillanti per fare innovazione. Ho visto cittadini comuni unirsi spontaneamente per condividere le informazioni geografiche quando ci sono state delle emergenze, le persone trasformarsi in sensori per raccogliere e scambiare informazioni, con grossi enti e aziende lavorare assieme a gente qualunque per fare crowdsourcing combattendo l’evasione fiscale, le città invase dai rifiuti, e magari gli SMS Geografici faranno partire davvero anche in Italia la rivoluzione geospaziale…”

L’ometto gesticola e si infervora. Al grande Babbo Natale brillano gli occhi nel vederlo così entusiasta. Gli poggia la manona sulla spalla come se volesse abbracciarlo, e poi gli chiede: “Questo è quello che è successo intorno a te. C’è però, in tutto questo, qualcosa che ti abbia catturato davvero, che ti abbia toccato proprio da vicino?”

Il piccolo Babbo Natale è sorpreso e resta in pensoso silenzio per qualche attimo, senza staccare gli occhi da quell’omaccione. Ne sente lo sguardo addosso, corroborante, il profumo di zucchero filato e caldarroste.

“In effetti si, mi è successa una cosa un paio di settimane fa… Sai, io ho un mio blog. Si, insomma, un sito Web dove scrivo di cose relative al mio lavoro che mi piacciono o che mi incuriosiscono. Beh, un giorno incontro una ragazza, una ricercatrice. Questa ragazza mi racconta di uno studio che sta facendo su una spiaggia, utilizzando certi dati da satellite in un modo molto originale. Il bello è che, un anno e mezzo fa, ‘sta tipa non immaginava nemmeno di poter lavorare su una cosa del genere; poi un giorno ha letto una scempiaggine che ho scritto io sul mio blog, e mi ha scritto per chiedere dei chiarimenti; io naturalmente le avrò dato una risposta inventata delle mie, e lei che ha fatto: si è innamorata di quell’idea, ha cercato i fondi, si è fatta finanziare il progetto di ricerca, ha messo in croce un po’ di persone per far sì che il satellite acquisisse un dato nel modo che diceva lei… poi il dato è stato acquisito, finalmente l’ha avuto, e lei adesso ne sta tirando fuori delle cose che pochissimi altri  – o magari chissà, nessuno, al mondo, è riuscito a fare. Avresti dovuto vederla quando mi raccontava del suo lavoro. Aveva una voglia, una determinazione… un entusiasmo che dà speranza, ecco”.

“Dovresti vederti adesso mentre ne parli” gli risponde il grande Babbo Natale, con gli occhi che ridono, sempre mantenendo quella carezza soffice sulla sua spalla. “Perché l’entusiasmo è virale, ricordatelo sempre”.

Il piccolo Babbo Natale adesso è raggiante. Stringe forte il braccio del suo gemello più grosso, e sorride: “Oh, mi ha fatto proprio piacere fare queste due chiacchiere con te. Sei di queste parti?”

“No, vengo da abbastanza lontano e anzi, adesso devo proprio andare…”

“Hai ragione, vai, vai. Per quanto ne hai ancora?” chiede l’ometto.

“Per un bel po’. Ma non importa: come ti ho detto, è tutta la vita che aspetto questa notte.”

Il grande Babbo Natale si porta due dita alla bocca e fa un fischio.
Con uno sferragliare di campanellini e luci multicolori, appare una slitta, trainata da quattro straordinarie renne. Trascina un enorme fardello di doni colorati.
Con un movimento quasi musicale, Babbo Natale salta sul predellino ed impugna le redini. Gli fa un occhiolino,

poi la slitta si alza in volo,

e se ne va.





Ringrazio Andrea B., Sergio F. , Pietrobblù G. e Molly per l’amicizia ed i preziosi consigli (siete persone speciali, ricordatevelo sempre – o lo farò io per voi).  Buon Natale e felice Anno Nuovo a tutti i lettori del Blog di Planetek …ed anche del mio.
Massimo

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  1. Caro Massimo,
    il potere del racconto è immenso, forse il più grande. E non ci sono soltanto castelli danesi, o enormi e candidi capodogli.

    C’è anche chi è grande, si raffigura piccolo, e fa cose grosse!

    Grazie per avermi contagiato ed avermi fatto iniziare la giornata con il piede giusto.

    Tanti auguri a tutti voi!

  2. Francesca Albanese

    Sentir parlare di bambini e di Babbi Natale non può che emozionarmi in questo momento della vita che sto vivendo, ma ti assicuro che il racconto natalizio associato a quel che riguarda il nostro lavoro mi ha davvero riscaldato la giornata e fatto venire una gran voglia di rimettermi all’opera per il bene di Planetek e per l’importanza della diffusione dell’informazione geografica.
    A buon rendere dunque, un caloroso augurio di Buon Natale e grazie per la passione che ci trasmetti ogni giorno.

    Francesca

  3. Grazie, per l’apprezzamento e le belle parole. A voi ed a tutti quelli che in privato mi hanno detto di aver amato questa storia, voglio dedicare un passaggio rubato all’ultimo libro di un autore che, ormai è noto, mi è particolarmente caro.
    Perché in quel piccolo Babbo Natale c’è ognuno di noi.
    “[…] non siamo personaggi, siamo storie. Ci fermiamo all’idea di essere un personaggio impegnato in chissà quale avventura, anche semplicissima, ma quel che dovremmo capire è che noi siamo tutta la storia, non solo quel personaggio. Siamo il bosco dove cammina, il cattivo che lo frega, il casino che c’è attorno, tutta la gente che passa, il colore delle cose, i rumori.”
    (A. Baricco, “Mr Gwyn”)

  4. Ci sono nuove, grandi, potenti vibrazioni nell’aria… questo articolo di Massimo ne è ulteriore prova.

    Da mesi – che dico, ormai gli ultimi due/tre anni – con gli altri Wu Ming stiamo cercando di capire come contribuire a costruire una vera grande community italiana di tutti noi che a vario titolo ci occupiamo di geomatica.

    Abbiamo pensato a piattaforme web, eventi, a quali contesti inventare per cercare di creare un’aggregazione effettiva, ma proprio in questa fine 2011 si è capito che di fatto la comunità già esiste, e personalmente ho capito che pensare di sapere più degli altri come costruirla, alla fine era stupidamente pretenzioso.

    La comunità esiste – parafrasando lo stesso Massimo – proprio perché noi siamo vere e proprie storie, non personaggi. Ognuno di noi esprime la propria singolarità nella professione che fa, nel modo di comunicare, nello stile in cui scrive, persino nella piattaforma con la quale tira su il proprio sito web o blog.

    Gli eventi che negli ultimi mesi ci hanno visti – chi più chi meno – coinvolti, e che abbiamo vissuto in maniera diretta o virtuale, da organizzatori, relatori, espositori o semplici visitatori e nei quali abbiamo raccontato le nostre esperienze, abbiamo saputo socializzarle nei nostri rispettivi spazi web, ma anche grazie a Twitter. Sto parlando di #ASITA11, #SGInnovazione, #GFOSSDAY11.

    Insomma, noi non siamo l’inferno, dobbiamo imparare a riconoscerci tra noi, e farci durare, e darci spazio.

    Ad maiora!

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