Era la primavera del 1997 quando, per la prima volta, mi capitò tra le mani la brochure del corso di GIS & Telerilevamento della Planetek.

Ero appena tornato da qualche mese di studio in Francia, dove avevo scoperto cos’erano i GIS ed avevo georeferenziato la mia prima immagine Landsat usando un software con un’interfaccia astrusa che si chiamava (indovina un po’?) ERDAS. Dovevo portare avanti il mio lavoro di tesi sulle applicazioni dei GIS al mercato vitivinicolo e non mi sembrava vero che proprio a Bari, nel 1997, ci fosse chi già lavorava con le immagini da satellite ed addirittura potesse aiutarmi a mettere in ordine le nozioni confuse che avevo raccolto all’estero.

Così telefonai per chiedere un po’ di informazioni, e mi rispose una ragazza dolcissima che perse un sacco di tempo a spiegarmi quali erano gli obiettivi del corso e cosa avrei imparato.

Quella ragazzina era Mariella Pappalepore, che oggi è presidente del Consiglio di Amministrazione di Planetek Italia e del TIC di Confindustria. Io invece… sono riuscito ad ingannare tutti facendo credere loro che ne capissi qualcosa 🙂

Questo per rappresentarvi che Planetek Italia organizza il Corso di GIS & Telerilevamento da ben 17 anni, e anche se il nome non è cambiato, abbiamo con il passare del tempo adeguato i contenuti ad uno scenario in continua evoluzione.

Il Corso di GIS & Telerilevamento si è così trasformato, e da essere un corso “metodologico” sui Sistemi Informativi Geografici e sull’uso dei dati telerilevati da satellite, è diventato via via un corso “applicativo”, fino a diventare un importante momento abilitante, come mi piace chiamarlo.

Provo a spiegarmi meglio: all’inizio era più un momento formativo che spiegava cos’erano i GIS e le immagini da satellite, come si georeferenziava una foto aerea e come si faceva il buffer attorno ad una strada. Metodi, appunto. Poi è diventato più applicativo: impariamo come dalle immagini da satellite si può costruire un geodatabase per perimetrare le aree percorse da incendio, o studiare i cambiamenti nell’uso del suolo. Applicazioni, dunque.

Oggi infatti l’intero processo formativo del corso viene inserito in un contesto moderno, in continua evoluzione, in cui si deve muovere chi si occupa di GIS e Telerilevamento nel 2012, e che non può prescindere da una serie di capisaldi ormai consolidati, dalla direttiva INSPIRE, al programma GMES fino al lavoro fatto in Italia da Ministero dell’Ambiente, da DigitPA e CPSG del CISIS. Chi seguirà l’edizione 2012, programmata per giugno, riuscirà dunque a comprendere qual è oggi il ruolo dell’Informazione Geografica, e potrà cogliere con maggiore consapevolezza tutte le opportunità che essa offre. Insomma diventare realmente capace di lavorare in questo settore. Ecco perché l’ho definito un corso abilitante.

Guardando il programma del corso, appare evidente che non si tratta più di un corso che insegna solamente ad usare gli strumenti informatici. Ma in realtà non è mai stato nemmeno nelle edizioni precedenti un semplice addestramento all’uso dei prodotti software (e sì che qualcuno ce lo chiedeva pure il manuale di ER Mapper per ortorettificare le foto aeree).

Volendo fare un paragone forse azzardato ma molto realistico, questo è un corso di scrittura creativa, non un corso di videoscrittura.  In un corso di scrittura creativa infatti daremmo un’occhiata a Word ed OpenOffice per capire come potrebbero esserci utili – per poi fare delle scelte critiche – ma non perderemmo tempo a studiare la formattazione del testo.

Allo stesso modo, nel nostro Corso di GIS & Telerilevamento non studieremo ERDAS IMAGINE ed Intergraph Geomedia. Ci sono tanti corsi sui GIS in giro, e Planetek stessa organizza corsi d’addestramento all’uso dei prodotti software o alla classificazione multispettrale dei dati.

Nel prossimo corso no. A giugno capiremo, con il contributo dei partecipanti, come possiamo riconoscere e valorizzare le opportunità che derivano dalla incredibile evoluzione che sta sempre più coinvolgendo il mondo della geomatica.

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  1. Massimo, mi fai venire voglia di iscrivermi!
    Sono anni che sogno corsi impostati così, perché nella stragrande maggioranza si studiano i software per “fare GIS”, ma non i GIS in sé.
    Credo sia un passo avanti culturale importante, che dovrebbe diventare prassi nella formazione superiore.

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