Il percorso per rendere Bari una città smart passa anche dalla scelta del Comune di liberare i dati sul proprio trasporto pubblico locale con licenze che ne permettessero gratuitamente il riuso da parte di terzi.

Planetek Italia è la capofila di questo processo, a cui hanno finora partecipato anche altre realtà aziendali del settore ICT (come Macnil e Sitael), le istituzioni pubbliche (Comune di Bari, AMTAB e Politecnico di Bari) e un nutrito gruppo di cittadini sensibili al tema della mobilità sostenibile (vedi l’articolo pubblicato su questo Blog relativo all’Hackathon Mhoo).

I benefici derivanti dalla liberazione dei dati sull’infomobilità sono molteplici. Innanzitutto si rende più agevole la mobilità e l’utilizzo dei mezzi pubblici da parte del cittadino. Al tempo stesso per una smart city diventa strategico utilizzare gli open data sulla mobilità a supporto dell’attività di pianificazione dei trasporti e della viabilità metropolitana. E’ questo è proprio quello che abbiamo fatto a Bari.

Per la smart mobility del Comune di Bari, infatti, Planetek Italia ha elaborato gli open data messi a disposizione (qui), per fornire informazioni relative alla mobilità e ai livelli di traffico urbano: grazie alle tecnologie di telecontrollo dei mezzi AMTAB (la cui posizione viene rilevata ogni 15 secondi o ogni 50 metri) è possibile mettere a disposizione dell’amministrazione e dei progettisti alcune fondamentali informazioni relative ai livelli di traffico presenti su una determinata direttrice stradale, piuttosto che in prossimità di un determinato punto d’interesse con potenziali benefici sia in termini di viabilità e mobilità che di accessibilità alle diverse destinazioni.

Integrando i vari open data, è inoltre possibile definire alcuni indicatori oggettivi ed interoperabili in grado di fotografare istantaneamente sia la situazione della viabilità urbana, che di stimare ex ante gli impatti o di monitorare ex post gli effetti delle politiche sul traffico urbano già implementate.

Tra le varie applicazioni di questo patrimonio informativo va segnalato, ad esempio, che grazie all’indicazione dei tempi di percorrenza sulle principali arterie stradali è possibile individuare le zone della città più congestionate nelle fasce orarie più critiche e intervenire per individuare itinerari alternativi; oppure, monitorando le modalità di utilizzo delle aree di sosta diventa possibile, in real-time, suggerire agli automobilisti in quali zone è più facile lasciare la propria auto in funzione della destinazione finale; o ancora, promuovere politiche di car-sharing per quei cittadini che condividono itinerari e destinazioni, risparmiando così sulle spese degli spostamenti.

A livello di intervento urbanistico, invece, l’elaborazione dei dati sulla mobilità si rivela utile per promuovere zone di interscambio modale, spazi per il “kiss&ride” o addirittura la progettazione di aree “transit-oriented development” distribuite sull’intero territorio metropolitano e strategiche anche per la riqualificazione urbana di spazi già esistenti e degradati.

Questi sono solo alcuni dei potenziali vantaggi generati dall’elaborazione degli open (big) data, che, grazie soprattutto alle risorse attivate dal progetto SEMINA (qui video e slide di presentazione), ha reso concreto un primo passo verso la costruzione della smart city di Bari.

Mettere a disposizione dati in modalità open diventa dunque determinante per produrre servizi pubblici efficienti ed efficaci e rendere migliori le nostre città, la nostra percezione degli spazi, il nostro modo di abitare i luoghi, la nostra vita e la sua qualità.

Ringrazio molto Francesco Buoso per il suo prezioso contributo alla redazione di questo post.

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