Il futuro degli opendata geografici?
Inizia a piovere. Qualcuno ferma un taxi, il giornalaio copre le riviste con del cellophane, ed un pachistano appare dal nulla con la sua collezione di ombrelli variegati.
Sotto un portico, un uomo e una donna si salutano. – Che ci fai qua ?
– Hashtag aveva voglia di fare quattro passi, adesso rientriamo. – Lei accarezza il muso del suo dalmata che scodinzola, evidentemente attratto dall’ambulante e dal suo carico multicolore.
– Sai, ho fatto tesoro del tuo consiglio e martedì scorso ho seguito il webinar di Planetek sui dati LiDAR. Molto interessante, avevi ragione. Mi è piaciuto.
– Domani ne fanno un altro, secondo me sarà buono anche quello..
– Quello sul catalogo dei dati territoriali e gli open data, ho visto. A che ora è?
– Beh, i webinar li fanno sempre alle 12, e durano un’ora circa. In realtà ho visto il programma ed hanno un sacco di roba da discutere…
Hashtag si accuccia, forse ha capito che la conversazione sta prendendo una piega impegnativa. Attorno i passanti si muovono frettolosi in questo ordinario giorno di dicembre, tra luminarie natalizie e asfalto saponetta.
– Interverranno Gabriele Ciasullo e Antonio Rotundo dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Io per esempio ho saputo del webinar leggendolo proprio sul sito del RNDT. – dice lei.
– A me incuriosisce questa cosa di rintracciare i dati territoriali liberi usando il Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali come catalogo…
– Bravo, questo è uno degli aspetti interessanti. Nel RNDT infatti è possibile indicare, nel descrivere i dati territoriali, se ci sono eventuali vincoli di accesso e di fruibilità, o se invece i dati sono disponibili in modo libero, come opendata.
– E si fa attraverso i metadati, giusto? Quando io descrivo il dato territoriale, devo anche specificare quale tipo di licenza d’uso sia associata al dato stesso..?
– Esatto! – si entusiasma la donna – Un altro aspetto molto importante, e secondo me molto innovativo, è il lavoro che questi stanno facendo nella direzione dei dati liberi e collegabili!
– Parli dei Linked Open Data? Io mica c’ho capito niente di ‘sta cosa, mi sembra ipertecnica…
Hashtag si sdraia sul marciapiede ed abbassa le orecchie, rassegnato.
– Si, detta così non si capisce. – risponde lei – Ma è semplice, guarda. Il dato territoriale, per la sua stessa natura, può servire a collegare informazioni che provengono da fonti diverse. Pensa alle informazioni meteo, che ti dicono se su questo quartiere piove, e le informazioni sul traffico, che ti dicono quanto traffico c’è su questa strada: queste informazioni sono collegate, potenzialmente “linkabili”, dal loro riferirsi a questo posto. Però se tu non hai un computer che riesce a collegare automaticamente queste informazioni tra loro, dovrai sempre fare tutto a mano… ed il risultato è che ci farai poco o nulla.
– Hai ragione. Oggi ci sono tanti dati liberi disponibili, ed aumentano sempre più, e sarà sempre più facile rintracciarli ed utilizzarli grazie anche al RNDT ed ai cataloghi tipo CKAN… Ma si parla tanto di come rendere disponibili i dati, e non abbastanza invece di quello che ci si può fare. Ho letto un articolo di Napo lo scorso weekend, con la sua metafora sulle torte: pochi sanno farle molto buone, ma tutti sono in grado di mangiarle.
– Bravissimo. Io credo che il vero valore, questi dati territoriali liberi, lo esprimeranno quando saranno davvero interoperabili e saranno collegabili, senza interventi umani, da smartphone, computer.. macchine insomma.
– Abbiamo fatto tanto per renderli interoperabili, con INSPIRE, gli standard OGC e tutto il resto, e tu non sei ancora contenta, vuoi andare già oltre?
Hashtag solleva un orecchio.
– Bisogna essere visionari. E quelli di Planetek lo sono, per fortuna. Stanno già lavorando sui Linked Open Data, l’hai visto GetLOD?
– Avevo letto qualcosa, ma ora che me l’hai spiegata è più chiaro: è quel sistema per produrre dati collegabili partendo dai servizi WFS…?
– Bravo. Ed hai visto che stanno pensando già agli open data applicati ai dati satellitari? Hanno una posizione aperta per ospitare una tesi di laurea sui dati liberi di osservazione della Terra. Secondo te perché? Perché stanno già pensando a come rendere collegabili i dati satellitari e le foto aeree, è chiaro.
Il piccolo dalmata forse intuisce che la chiacchierata volge al termine, e si alza baldanzoso. Ha anche smesso di piovere, c’è un buon profumo nell’aria.
– Allora ci becchiamo on-line durante il webinar di Planetek?
– E’ chiaro. A domani, alle 12! – La donna sorride.
– Ciao, Hashtag.- Fa lui, e accarezza la nuca del cane.
Hasthag scodinzola, e abbaia. La sua passeggiata continua.
Andrea Borruso
Faccio un’annotazione stupida all’autore: un cane che si chiama hashtag, in modo indefinito, è quasi un ossimoro. Un nome senza nome.
Nella targhetta scrivigli #rndt #opendata #massimozottimangiamuccapazza
Si fa per scherzare 🙂
Massimo Zotti
Hashtag è un nome importante. E’ un nome che invita alla scoperta.
Contestualizzarlo significherebbe togliergli la libertà 🙂
Andrea Borruso
@Massimo Zotti Insomma un commerciale di razza 😀
Antonio
Lo streaming video è on-line. E’ durato più del solito, ma ne è valsa la pena, è stato davvero un incontro interessante e utile. http://www.planetek.it/webinar_rndt_inspire