Stavo postando un commento sul blog di Massimo Zotti, che è gestito dalla piattaforma Blogger, di proprietà di Google.

Per postare il commento mi viene chiesto di dimostrare di non essere un robot, nella maniera più classica: quella di riconoscere del testo.

Questo e’ il compito che mi viene proposto:



A me viene il sospetto che qualcuno stia cogliendo l’opportunità di farmi riconoscere o verificare un numero civico (l’idea di associare in questi strumenti un testo noto e uno non noto al sistema non è nuova, come si può leggere in questo articolo ). Il mio sospetto è confermato dal fatto che il test è superato con successo anche se sbaglio il numero.

E’ sicuramente una bella iniziativa di crowdsourcing. Ma il crowdsourcing non dovrebbe essere spontaneo? Io accetto volentieri di prestare la mia opera gratis a qualcuno che poi rende il dato pienamente utilizzabile da tutti. Ma google non mi consente di riusare i suoi dati per le mie attività.

L’aspetto legale sui diritti di questo numero civico geolocalizzato è sicuramente molto complesso. Non credo che intenterò una causa a Google per vedere riconoscere il mio diritto di copyright sul numero civico 5116 di una strada che non so come si chiama in una città che non so quale sia (a differenza di Google che sa dove è stata scattata la foto).

Mi chiedo comunque: Sarà etico questo comportamento di Google?


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  1. Ciao Sergio,
    è un po’ come la carne di Cavallo nei ravioli. Buonissima la carne di cavallo, ma perché non me lo scrivi che la sto mangiando?

    Se apri l’help di recaptcha – http://ge.tt/4BL3L4b/v/0?c – leggi che contribuisci a fare l’OCR di libri, mica a mappare dei numeri civici. E’ brutta questa cosa!

  2. Oggi pomeriggio Marco ci ha voluto far terminare la giornata con un sorriso condividendo questa esilarante striscia di Zerocalcare che mi ha fatto ripensare a questo vecchio post:
    http://www.zerocalcare.it/2012/10/01/captcha/

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