Gli standard OGC parlano italiano
Il bar della Provincia è affollato e rumoroso. Odore di caffè nell’aria, la cassiera sorride. Un morbido pomeriggio di inizio autunno.
– Ma come t’è venuta in mente quest’idea del Forum Italiano dell’OGC?
Il mio cliente sorride. E’ snello, nella sua camicia bianca senza cravatta. Io allento la stretta della mia cravatta ed invidio la sua forma fisica. Penso che dovrei fare oggettivamente un po’ di sport in più. Anzi, un po’ di sport e basta.
– Facciamo innovazione in tempo di crisi. Ché uno l’innovazione se l’aspetta da Planetek, no?
– Eh mi ricordo ancora quando siete usciti con quel sistema del Ministero dell’Ambiente, come si chiamava..?
– Atlante Italiano. Quella però era innovazione tecnologica. Adesso ti sto parlando di un cambiamento nel nostro approccio al mercato.
Arriva il nostro caffè, bollente ma nella tazzina tiepida, come piace a me. Altri la preferiscono rovente, mah. La crema ha un rassicurante colore dorato.
– Da quando siamo diventati membri dell’OGC – spiego – abbiamo dato un’occhiata a come sono organizzati, e mi sono accorto che negli altri stati europei hanno creato i Forum nazionali, in Francia, Inghilterra, per conoscersi, discutere, lavorare insieme. Si muovono, funziona. In Italia invece?
– In Italia c’è stato il decreto per INSPIRE e c’è tanta confusione. – scuote la testa – Entro dicembre bisogna avere pronti i primi metadati, e mica sono sicuro che tutti siano pronti a questa scadenza.
– Bravo. E a proposito dei metadati, pensiamo anche a tanti webservices che sulla carta sono conformi agli standard, ma all’atto pratico non hanno un metadato vicino e se li metti in una SDI diventano anonimi e si perdono. Allora serviva dare una smossa. Nello stesso momento stavamo avviando un cambiamento nel nostro modo di comunicare.
– Mi ricordo, sai? – dice lui – il Social Meeting a Roma, l’anno scorso… Sembrava il Maurizio Costanzo Show.
Si, forse quello era stato l’inizio. La costruzione di una community geografica.
– Al posto di Costanzo, però c’era Giovanni Biallo – sorrido, penso alle poltrone rosse del caffè letterario.
– Se a Biallo gli metti un paio di baffi, è uguale a Costanzo – ride.
– Giovanni è più snello e soprattutto più appassionato, dài. Com’è cambiato da allora il nostro modo di comunicare..? Oggi c’è il blog di Planetek, c’è il mio blog , c’è Facebook … insomma tante iniziative che ci stanno aiutando a creare una comunità di gente che dialoga, si scambia informazioni e cresce. Come diceva Dan Zadra: “Se due persone si scambiano un dollaro, si ritrovano con un dollaro a testa; se si scambiano un’idea, si ritrovano con due idee a testa”.
Lui mi guarda pensoso, mentre finisce il suo caffè. Andiamo via. La cassiera sorride ancora, sta leggendo un sms. Ci sono messaggi che andrebbero protetti, se riescono a provocare certi sorrisi.
– Allora abbiamo visto che in Italia c’era questo buco, – continuo – ed abbiamo provato a smuovere le cose. Ne ho parlato con Mauro Salvemini, perché lui oltre che presidente di AMFM è anche consigliere dell’OGC, ed era entusiasta. Lo stesso appoggio l’ho trovato nei colleghi di Intergraph, nei nuovi membri italiani dell’OGC, ed in tanti italiani che aderiscono al Consorzio in strutture straniere o internazionali. Allora mi sono detto: facciamolo. Creiamo un forum, diamoci delle regole di organizzazione anche blande per ora, e partiamo.
– Tu dici che servirà a qualcosa?
La disillusione, proprio quella che voglio combattere, la riconosco, si avvicina, tentatrice.
– Servirà a parlare di standard, ma in italiano. – dico – Di buone pratiche, progetti pilota, gruppi tematici, come diceva Cristoforo mesi fa, ma nella nostra lingua: che è unificante, e ci aiuterà ad aumentare la conoscenza, e la consapevolezza, in merito agli standard, in chi si interessa di ‘ste cose.
Mi entusiasmo mentre ne parlo. Ci credo, penso al tempo che stiamo dedicando ed all’incitamento continuo di tutti quelli mi confronto, come nemmeno Nibali sulla Bola del Mundo l’ha avuto.
– Il Consiglio Scientifico di ASITA – spiego – ci ha anche dato l’opportunità di dedicare una sessione della conferenza di Brescia, un intero workshop, un’ora e mezza, a spiegare gli standard, a far vedere come funzionano, a parlare tra i membri italiani, a conoscerci e farci conoscere. Ci sarai, il 10 novembre?
Il mio cliente resta un attimo in silenzio. Ci sta pensando. Guarda fuori, il vento soffia morbido sulle foglie ancora verdi degli alberi, qualcuno in corridoio fischietta il Don Giovanni.
– Ti voglio dare una mano, và. – si illumina, e questa volta sono io a restare senza parole – “Chi dice che non si può fare, non dovrebbe mai interrompere chi lo sta facendo”.
Lo ringrazio, ci salutiamo con calore, ci stringiamo la mano, una pacca sulla spalla, e arrivederci a Brescia.
Quest’autunno ci sarà tanto da fare, ma ci divertiremo.