Il mondo dell’ICT ed in particolare quello della geomatica è stato coinvolto, negli ultimi anni, da cambiamenti significativi che hanno decisamente modificato la geografia dei soggetti in campo.

L’avvento dei colossi Google e Microsoft nel settore della geomatica e la crescita del mondo Open Source hanno scatenato reazioni a catena che hanno portato a processi di fusione e aggregazione a livello internazionale di  numerosi grossi operatori del settore.

Tra quelli più significativi la Intergraph acquisita dalla Hexagon, che già possedeva Leica Geosystems ed ERDAS (vedi intervista a Mingrino e Cabrucci su Geomedia), operazione che ha portato a realizzare un gruppo con un giro d’affari di circa 2 miliardi di dollari.

Ma perchè queste fusioni e aggregazioni?

Il mondo della geomatica è costituito da vari segmenti che tra di loro hanno viaggiato fino ad oggi sostanzialmente in modo quasi indipendente: Geographic Information Systems, Topografia, Telerilevamento, GPS, Rilievi Laser, solo per citare i principali.

Ma oggi, grazie a una sempre maggiore convergenza tecnologica, questi segmenti tendono a sovrapporsi in modo sistematico creando ampie aree potenzialmente sinergiche. Ad esempio, un aggiornamento cartografico relativo ad una medesima area può essere realizzato con tecnologie differenti, i rilievi in pieno campo beneficiano della condivisione in tempo reale dei risultati, i GPS possono sostituire le tecniche di rilievo classiche in molti casi, il mobile mapping integra dati e tecnologie differenti, e così via.

Se analizziamo la catena del valore dell’informazione geospaziale ci rendiamo conto che la produzione di dati, la loro elaborazione e successiva condivisione rappresentano i diversi passaggi di un processo unitario. E’ quindi evidente che per essere competitivi bisogna fornire soluzioni tecnologiche che siano autoconsistenti ed in grado di integrarsi nativamente con tutte le fasi del workflow geoinformativo che esse stesse contribuiscono a realizzare.

Se ci focalizziamo sull’ambito applicativo ci rendiamo conto che ad esempio, settori come la sicurezza o la protezione civile richiedono applicazioni in grado di fornire risposte in tempo reale integrando molteplici fonti informative e adottando algoritmi elaborativi molto sofisticati.

Tenendo presente tutto ciò, per riuscire a sviluppare soluzioni realmente efficaci è indispensabile investire ingenti risorse, che possono essere appannaggio solo di grossi gruppi industriali che dispongono di una massa critica sufficiente per supportare gli investimenti, e successivamente collocare sul mercato internazionale le soluzioni che sviluppano.

L’integrazione tecnologica per lo sviluppo di soluzioni verticali specifiche è l’ambito del mercato della geomatica verso cui si rivolgono questi nuovi soggetti. In questo modo possono differenziarsi da un lato dai “nuovi” leader entranti come Google e Microsoft, che guardano con preferenza ad un mercato con una base più ampia (essenzialmente consumer), dall’altro dal mondo dell’open source, che si presta meglio a fornire soluzioni più semplici, ovvero che richiedono mediamente più bassi livelli di integrazione.

Sostanzialmente, il mercato che questi grandi gruppi nascenti tendono a coprire è quello delle soluzioni definite enterprise, che interessano l’intero processo geospaziale, dall’acquisizione del dato alla elaborazione delle informazioni, fino alla diffusione e alla conoscenza. Soluzioni alle quali viene richiesto di garantire qualità ed eccellenza per garantire SLA (Service Level Agreement) elevati di funzionamento e che riescano a salvaguardare gli investimenti (di solito ingenti) fatti dagli utenti nel tempo.

Questo processo di concentrazione porterà, come sempre, a vinti e vincitori. Alcune aziende non saranno più in grado di competere e dovranno “fondersi per non fondere”. Altre aziende, grazie alla disponibilità crescente di tecnologia sempre più integrata, riusciranno a dar vita a nuovi ambiti applicativi verso i quali organizzare una offerta applicativa verticale. E’ lecito sperare infatti che questa inarrestabile spinta verso l’integrazione, porterà nel tempo ad una riduzione dei costi della tecnologia, un trend che ormai è in atto da tempo.

Saranno dunque disponibili tool di sviluppo sempre più sofisticati a minor costo, che potranno essere utilizzati in contesti applicativi e mercati con minore capacità di spesa (come ad esempio la PA, che a causa dei tagli ha dovuto ridurre quasi a zero gli investimenti) liberando risorse verso quei servizi a valore aggiunto che poi fanno la differenza nel segnare il successo delle iniziative nel settore ICT. Si tratta di servizi solitamente specialistici, molto calati nell’ambito applicativo, e che richiedono una stretta interazione con l’utente. Caratteristiche che vanno a valorizzare le piccole e medie imprese locali, creando un positivo volano di crescita locale.

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