Sono appena tornato dalla Cina, dove mi sono recato con un gruppo di 23 manager di imprese pugliesi  per capire più da vicino come si può fare business con la nuova locomotiva dell’economia mondiale.

Il viaggio si inseriva all’interno di un corso organizzato da Spegea, la scuola di formazione di Confindustria, con l’obiettivo di capire più da vicino il fenomeno Cina.

Oltre al sottoscritto, hanno fatto parte della “missione cinese” altri tre colleghi di Planetek Italia: Mariella, Sergio e Paolo.

Sempre più frequentemente ci incrociamo con il fenomeno BRIC (Brasile, Russia,  India e Cina) ed è necessario conoscerlo per poterci convivere, visto che combatterlo non è possibile! Qualche anno fa un responsabile acquisti di una grande azienda del settore spazio mi disse: “…la riduzione dei costi ci sta costringendo ad utilizzare fornitori extracomunitari, le PMI italiane devono differenziarsi altrimenti non riusciranno a restare sul mercato…”.

Quindi anche nel settore della geomatica e dello spazio l’influenza del BRIC si fa sentire. La Cina, ad esempio, in quanto potenza emergente, è in grado di lanciare nello spazio degli astronauti (tg sky – la Cina conquista anche lo spazio).

L’interesse verso la Cina è molto forte. Ad esempio, Spot Image Infoterra, il più grande operatore del settore aerospaziale europeo (fa parte del gruppo Astrium EADS) ha anche il sito in lingua cinese.

Così come anche ESRI (http://www.esrichina-bj.cn), che ha anche aperto un centro di ricerca a Pechino, come la maggior parte delle aziende multinazionali ICT. Certo poi ci sono anche problemi di tutela  (ZwCad alternativa ad AutoCAD).

Quindi siamo arrivati nel continente asiatico armati di tanta curiosità e voglia di capire se il BRIC, ed in particolare la Cina, può essere un mercato reale per una PMI che opera nella geomatica e, se lo è realmente, in che modo approcciarlo.

Alcuni aggettivi per descriverla: grande, impressionante, dinamica. Sicuramente in crescita, anche se con grandi contraddizioni. Roba scontata, si direbbe, ma a viverla direttamente, anche se solo per una settimana, ti rendi conto che è ben oltre quello che puoi immaginare.

In questo resoconto che scrivo d’impulso, mi soffermo sulle questioni più propriamente business tralasciando la parte “ludico ricreativa”. Non fatevi ingannare da questa scelta, in quanto ritengo sia fondamentale capire la cultura e la società cinese per fare seriamente del business di successo.

Voglio fare solo un inciso sul tema del governo del paese. La classe dirigente cinese ha le idee molto chiare su dove vogliono andare e, considerando che sono in grado di incidere pesantemente sull’economia mondiale, su dove andrà lo sviluppo dei prossimi anni a livello globale. La loro Vision è chiaramente espressa in un video di qualche minuto che viene proiettato nel padiglione cinese dell’Expo 2010 di Shanghai. Hanno una visione di quello che vogliono diventare entro il 2050: un paese più ricco, con meno disparità tra ricchi e poveri, tra campagna e città cercando di limitare l’impatto sull’ambiente, favorendo lo sviluppo di citta sostenibili.

Questa visione viene ripresa con coerenza in tutto quello che fanno e dicono ai diversi livelli di potere.  Questa chiarezza della loro visione è fondamentale in quanto gli consente di prendere le decisioni, ai vari livelli di governo,  con rapidità ed efficacia. L’impressione che si ha è che se vuoi lavorare in Cina lo scenario in cui devi agire è chiaro e stabile. Ovviamente non entro nel merito di questioni culturali, sociali e politiche che appartegono alla sfera personale di ognuno di noi.

Facciamo un pò di ordine. Siamo partiti per la Cina dopo alcuni giorni di corsi in cui ci avevano descritto la Cina, la cultura, la loro organizzazione, il loro modello di business. Eravamo quindi preparati , o almeno così pensavamo, nell’affrontare questa esperienza. Via via che i giorni passavano e gli incontri si susseguivano ci siamo resi conto che comunque eravamo arrivati ingabbiati nei nostri pregiudizi e che bisogna rivedere completamente la nostra idea di Cina.

Almeno quella che abbiamo visto, Shanghai e Pechino, due metropoli da oltre 20 milioni di abitanti. Due aree metropolitane molto diverse tra loro che, a voler fare un parallelismo con l’Italia, possono essere equiparate rispettivamente a Milano e Roma.

Il corso ha previsto una serie di incontri con rappresentanti di alcuni dei più importanti parchi tecnologici cinesi, alcune aziende, sia italiane che cinesi e, ovviamente, una componente ludico ricreativa che è servita molto a completare il quadro della conoscenza.

Il primo incontro è stato organizzato con i rappresentanti del FID (Shanghai Foreign Investiment Department Board). Una struttura governativa che afferisce al governo della citta metropolitana di Shanghai, con l’obiettivo di attirare investimenti nel territorio.

Subito sono emerse le differenze tra noi e loro. Le nostre domande:  “Che incentivi date alle aziende che si vogliono insediare da voi?” (pensavamo a fondi come le 488 o i sostegni alle imprese come vengono erogate in Italia) e loro semplicemente ci hanno risposto: “Pagate meno tasse sui margini che fate per 5 anni!”  Quindi se sei una azienda sana che produce valore, meriti di essere premiata per qualche anno, altrimenti meriti di chiudere.

Inoltre, se volete venire qui in Cina, dovete mettere voi il denaro che vi serve e il livello di indebitamento che potete fare con le banche è solo una piccola frazione del capitale sociale che versate! (circa il 25%). Quindi in Cina c’è spazio solo per  aziende solide che vogliono investire seriamente in progetti a medio e lungo termine.

Ci hanno presentato le opportunità di insediamento all’interno dei parchi tecnologici di Shanghai con specifico riferimento ai settori Hi-tech (ICT, Meccanica, …)

Siamo andati a visitare il parco tecnologico Caohejing di Shanghai. Un parco che si estende su 12 kmq, con un coinvolgimento di circa 140.000 persone, di cui 110.000 direttamente impiegate in alcune migliaia di aziende che operano nel parco e 30.000 nelle aziende collegate alla erogazione dei servizi di supporto al funzionamento del parco. In pratica un enorme contenitore in cui accogliere le più grandi industrie internazionali e nazionali. Abbiamo capito subito che questi parchi sono enormi progetti di Real Estate, che mirano a fare business con il “mattone” e i servizi ad esso correlato (il 30% del GPD – acronimo inglese di PIL – cinese è nel settore real estate), offrendo spazi alle aziende internazionali e nazionali per la loro localizzazione. Ti fittano gli spazi a 0,2/0,4 €/mq/giorno e poi ti propongono gli altri servizi di supporto, oltre alle relazioni con università, centri di ricerca e amministrazione pubblica che sono anche soci del parco.

Per completezza vi ricordo che in Cina non c’è la proprietà dei suolo, ma il governo te li concede per un certo numero di anni (dipende dal progetto che presenti).

Il parco tecnologico Haidian Science Park Zhongguancun è ancora più impressionante, tanto da essere chiamata la silicon valley cinese con oltre 20.000 aziende. Qui sicuramente le aziende della geomatica troverebbero lo spazio ideale per insediarsi. Tra queste ho visto anche la Autodesk.

Ho chiesto ai responsabili del parco: per quale motivo vengono qui le multinazionali del settore ICT? Tra le varie ragioni, oltre alla ricerca e sviluppo, mi hanno ricordato che per offrire supporto tecnico in cinese gli tocca venire in Cina! E parliamo di migliaia di persone coinvolte….

Un altro pregiudizio che è svanito subito: vado in Cina per delocalizzare la produzione. Errato!!!

Il Governo Cinese ha deciso di sostenere i consumi interni e per questo motivo ha deciso di incrementare i redditi. Quindi il tasso medio di incremento degli stipendi annuo è circa del 10%. Un neolaureato in materie scientifiche che guadagna 500$ netti al mese in busta, nel giro di 10 anni arriverà quasi al livello dei nostri stipendi.

Per arrivare al costo aziendale và aggiunto un 30% di tasse. I contratti sono a tempo determinato di 3 anni, rinnovabili per altri 3 e dopo diventano a tempo indeterminato.

Quindi in Cina ci vai per produrre per il mercato Cinese, 1,3 miliardi di potenziali consumatori. Ad oggi circa 400 milioni, quelli della costa ad est,  sono quelli reali che dispongono di un buon reddito. Ci sono statistiche che dicono che circa il 10% dei cinesi è milionario (in Yuan, moneta locale che vale circa 1/10 dell’Euro), e quindi può essere considerato ricco. Il responsabile commerciale di Bulgari Cina ci ha confermato che il mercato del lusso in Cina cresce in modo significativo (loro anche l’anno scorso – anno di crisi globale –  hanno fatto un +30% e per il 2011 prevedono incrementi superiori).

Quindi vai in Cina perché è un mercato in crescita, ma devi essere lì se lo vuoi conquistare.

Aprire una sede è relativamente semplice. In 90 gg apri una azienda, in pochi mesi ti costruiscono la fabbrica e generalmente i tempi di progetto vengono rispettati.

Quindi tutto facile? No.

Ad esempio, devi selezionare il personale e qui incominciano i problemi. C’è una grossa richiesta di personale tecnico e la competizione favorisce le grosse multinazionali che pagano di più e garantiscono un futuro più interessante. Quindi i costi per una PMI italiana, specialmente nel settore ICT che si vuole inserire nei parchi tecnologici, sono necessariamente più alti. Non solo, il livello di tournover è molto alto. Per i cinesi cambiare azienda è normale, è la strategia migliore per guadagnare di più. Rimanere in un settore per incrementare la professionalità non fa parte della loro cultura. La scarsa professionalità e tassi alti di ricambio del personale sono due problemi molto seri da affrontare. Basta poco per perdere i tecnici e questo ce l’ha confermato il responsabile della sede produttiva di Fameccanica, azienda italiana leader mondiale nella progettazione e costruzione di macchine per l’industria dei prodotti igienico-sanitari usa-e-getta (pannolini per bambini essenzialmente). Un ricambio del 20% annuo del personale è fisiologico in Cina.

Ci ha anche segnalato che i tecnici cinesi hanno bisogno di istruzioni operative molto dettagliate da seguire. La loro attitudine ad essere propositivi e a lavorare in gruppo è molto scarsa, quindi la loro gestione deve essere molto direttiva e possibilmente in lingua cinese.

Se apri una sede in Cina, devi sviluppare relazioni con aziende cinesi, che siano partner o fornitori. Il controllo di qualità delle forniture deve essere molto accurato, poiché tendenzialmente i cinesi tendono a ottimizzare i profitti più che a sviluppare relazioni durature.

Abbiamo incontrato anche alcuni manager della Longtop , un’azienda cinese con 7.000 dipendenti che lavora nel settore ICT, prima azienda cinese a quotarsi alla borsa di Wall Street. Offre prevalentemente outsourcing informatico in particolare nel settore bancario. Ci hanno spiegato che l’azienda è in crisi perché, per fare risultare utili inesistenti, il managment ha truccato i bilanci e appena sono emerse queste irregolarità, Wall Street li ha puniti con la perdita del 99% del valore delle azioni, il titolo sospeso e 2.000 persone che hanno lasciato l’azienda in 4 mesi.

Ci hanno segnalato che la gestione “allegra” della contabilità aziendale è un problema abbastanza frequente in Cina e va affrontato seriamente, se si intende fare acquisizioni o fusioni con aziende cinesi, o semplicemente individuare un partner serio con cui fare business duraturo.

I rappresentanti del EUSME Centre, struttura della UE a supporto delle piccole e medie imprese europee che vogliono fare business con la Cina, ci hanno presentato l’outlook cinese e ci hanno fornito alcune indicazioni su come l’industria italiana è vista in Cina. Ci riconoscono come valori il nostro design, gusto, senso del bello e quindi questi settori sono sicuramente quelli nei quali abbiamo maggiore credibilità, oltre alla meccanica di precisione. Quindi in questi settori è più facile essere presi in considerazione.

Il settore ICT è sicuramente in forte crescita e offre grandi potenzialità di sviluppo. Le grandi aziende internazionali che hanno attivati impianti produttivi, hanno innescato un mercato interessante per i servizi ICT (CRM, HR, ecc…) e, quindi, l’erogazione di prodotti e servizi in attività B2B è sicuramente un mercato in crescita. Il mercato “pubblico” invece presenta forti potenzialità di crescita, ma a causa di barriere all’ingresso abbastanza “robuste” richiede lo sviluppo di partnership con operatori locali.

L’ambiente, lo sviluppo sostenibile e l’urbanistica sono sicuramente i mercati principali di riferimento per le aziende della geomatica che sono interessate alla Cina. Questi mercati rientrano in quella Visione del Governo Cinese per lo sviluppo della Cina nei prossimi anni e quindi saranno trainanti per lo sviluppo cinese.

Un elemento interessante: gli studi di ingegneria ed architettura italiani sono molto presenti e i loro lavori sono molto apprezzati in Cina. Questi studi professionali possono rappresentare, probabilmente, il partner ideale per le aziende geomatiche nostrane che vogliono approcciare questo mercato immenso.

Giusto per concludere vi dico che gli italiani in Cina contano molto poco, praticamente contribuiscono per lo 0,4% del volume di attività delle aziende straniere. Tra i “dis-valori” che i cinesi riconoscono agli italiani c’è la disorganizzazione e, onestamente, non so dargli torto.

Roberto, un mio amico di vecchia data che vive a Shanghai da 7 anni, che ha aperto un ristorante italiano “Gennaro” (confesso che sono andato a cenare da lui 2 volte e si mangia divinamente), mi ha detto: “in Cina quando sono arrivato all’ufficio immigrazione per il visto lavorativo mi hanno detto: tu sei il benvenuto, ricordati di rispettare le nostre leggi, se tu le rispetti noi ti tuteliamo, se sgarri non perdoniamo”.

Queste parole mi sono venute in mente quando eravamo in viaggio in bus per andare a visitare la Grande Muraglia e siamo passati davanti al parco Disney alla periferia di Pechino. Un parco mai completato chiuso nel 1998 quando hanno scoperto un giro di mazzette.  Hanno bloccato tutto e preso il sindaco di Pechino che era coinvolto e lo hanno sbattuto in galera buttando via la chiave (è ancora in carcere!!!!).

Concludo con una piccola statistica sugli italiani che ho conosciuto in questo viaggio che vivono e lavorano da anni in Cina. Tutti sono sposati con donne cinesi.

Quindi se pensi di andare in Cina solo per fare businees, stai partendo con il piede sbagliato.

La Cina prima la sposi e dopo la conquisti …

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