Soffia un brusco vento di Maestrale, e accade spesso da queste parti.

Vento che spinge forte le onde, e solleva schizzi d’acqua. Vento che allevia il caldo ruvido di quest’estate.
Avvicino le labbra al collo ghiacciato di una bottiglia scura di birra, e tiro un lungo sorso. Il sole scotterebbe di più sulla mia capoccia rasata se non fosse per questo vento fresco, penso, mentre m’appoggio al muretto del lungomare.
Le onde esplodono sui blocchi di pietra abbandonati a mo’ di frangiflutti, e che razza di rumore che fanno. Mi godo il profumo di salsedine nell’aria, e di quest’estate che sta finendo, ma che di belle giornate come questa ce ne regalerà ancora. Ogni mattina crescerà il nostro rimpianto – costeggiare il mare prima di entrare in ufficio è benedizione e tormento, come una bellissima puttana che ammicca, ogni volta dietro l’angolo, mentre corri a rintanarti nella tua solitaria abitazione.
Tiro un altro sorso di birra e mi ripeto che bevuta alla canna ha il suo sapore migliore.

E’ in quel momento che la vedo passare.

Una gaviota de plata
se descuelga del ocaso.
A veces, una vela.
[1]

La vela d’argento di Luduan.

Tecnicamente è una Grand Soleil da 46 piedi, e qualcuno potrebbe scriverne per ore, ma per me è solamente la barca di Giovanni.
Lo riconosco, il mio Amministratore Delegato, inconfondibile, appoggiato al timone mentre la sua barca va di bolina, ci saranno almeno 25 nodi. Anche se da qui non lo vedo in faccia, sono sicuro che sorride, Giovanni. Con quel suo ghigno aggrinzito da troppo sole, troppo vento e troppo veleno con il mercato dell’aerospazio.

Eccolo là anche Sergio, il Navigatore. Discute con Daniele, il Tattico, e so già che nemmeno stavolta si troveranno d’accordo – come si può andare d’accordo con Sergio? Insopportabile nel suo avere sempre ragione, petulante, pragmatico… un rompiscatole, già. Eppure l’accoppiata funziona, tutto il gruppo funziona, se questi vecchi lupi di mare continuano a vincere regate, dopo lo straordinario successo nella Brindisi-Corfù e la riconferma nel Campionato Italiano Altura nella classe 1C, a Trieste.

Enzo è invece curvo sulle drizze. Individuo il mio boss dalla stazza, impossibile confonderlo.
Da quando ha seguito il corso di management di Spegea si è fissato con il parallelismo tra la barca a vela e la nostra azienda, e me l’immagino, mentre lo vedo alle prese con il winch, che ripensa alle parole del Tattico:

“…dobbiamo avere chiaro dov’è il traguardo, e a che punto siamo della regata,
perché nessun vento è buono se non sappiamo dove andare.”

Ripenso a come me l’ha raccontata l’altro giorno, il nostro direttore marketing, e quanta passione c’ha messo nello spiegarmi questa metafora.

“E’ proprio così, in barca a vela come in azienda. Se non abbiamo definito e condiviso con chiarezza l’obiettivo, come facciamo a fare le scelte giuste ogni volta che siamo chiamati a prendere decisioni? E oggigiorno tutti coloro che lavorano in un’azienda moderna, che gira a ritmi sempre più veloci, devono essere in grado di prendere decisioni relativamente al ruolo che coprono, altrimenti tutto si ferma.
Dobbiamo essere sempre in grado di adattare la nostra andatura al vento che continuamente ruota e cambia direzione”.

In effetti ogni giorno arrivi in azienda e devi verificare se il mercato è ancora dove lo avevi lasciato il giorno prima o se invece le risorse stanno andando da un’altra parte.

“Gli imprevisti in barca sono all’ordine del giorno. Se c’e’ un salto di vento durante una regata, la giuria può decidere di cambiare percorso e tu devi essere in grado di adeguarti velocemente.
Allo stesso modo le norme che regolano la vita aziendale cambiano continuamente (specialmente in Italia!) e quindi devi essere pronto a modificare il tuo percorso aziendale per cogliere le opportunità che queste modifiche possono creare.
Andare velocissimo con la barca ma non in direzione del traguardo non serve a nulla, ed anzi ti allontana dalla meta. In azienda ogni passo che fai deve essere coerente e farti avvicinare all’obbiettivo aziendale che hai definito.
Ed in ogni caso, anche se il vento è contrario, ci sono comunque opportunità per andare avanti, così come fa una barca a vela quando procede di bolina”.

Sorrido ripensando alle parole di Enzo, mentre Luduan si allontana scivolando silenziosa tra gli spruzzi di schiuma e le onde.
Guardo il team di quella barca muoversi armonioso, i loro gesti perfettamente sincronizzati. Dev’essere così per forza, altrimenti le manovre non riuscirebbero con la velocità che serve.

Provo a sviluppare la metafora da solo, e penso che la sincronizzazione tra funzioni aziendali, o meglio tra le persone che hanno certe mansioni, è fondamentale per la perfetta riuscita di un progetto, di uno sviluppo, di una commessa. Mariella Zotti e le sue corse contro il tempo quando c’è da partecipare ad una gara, tra l’offerta tecnica che arriva dalla divisione tecnica e l’offerta economica dai commerciali, e poi i timbri, le firme, la ceralacca ed il corriere. In effetti in un mercato molto competitivo i piccoli dettagli fanno la differenza, perché le differenze tra le aziende sono minime. Quante volte abbiamo vinto o perso una gara per un punto?
E regate della durata di 18 ore non si vincono o perdono per manciate di secondi? Le altre imbarcazioni sono altrettanto competitive, e sono le piccole differenze di rendimento che producono grandi differenze di risultati.

Il vento mi porta suoni confusi, ma riconosco la voce di Giovanni che ha urlato qualcosa all’equipaggio. Dall’improvvisa agitazione sulla barca capisco che probabilmente si stanno preparando a virare, e non posso non ricordare un altro parallelismo cui Enzo è tanto affezionato.

“Devi essere sempre attento a quello che succede in barca e fuori dalla barca per poter essere proattivo. Se vedi un membro dell’equipaggio in difficoltà su una manovra devi essere in grado di decidere al volo se lasciare il tuo posto per portare soccorso apporta benefici nel complesso o se invece aggrava la situazione, e quindi agire di conseguenza.
Analogamente, in azienda, bisogna essere pronti a dare una mano a chi la chiede, ma allo stesso tempo esser certi di poter svolgere il compito assegnato per evitare che il processo produttivo subisca danni o ritardi. In alcuni casi devi limitare i danni.”

La vela argentata si allontana sempre di più, e all’orizzonte vedo altre imbarcazioni in lotta contro le onde. Ci sarà una regata? Mi interessa poco, in fondo di vela io non ne capisco nulla.
Ripenso all’ultima similitudine del mio capo, quella sugli avversari in mare e sul mercato.

“Non puoi speronare o affondare le imbarcazioni che trovi sulla tua strada, perché ci sono le regole ma, prima ancora, c’è lo spirito marinaresco che ti impone di regatare in modo corretto e con fair play. Allo stesso modo i concorrenti della tua azienda non sono il male assoluto: sono lì anche loro a fare il proprio mestiere. Nel rispetto delle regole, c’è spazio per tutti”.

Decido che Enzo mi ha convinto, che le similitudini tra un team di una barca  a vela e quello di un’azienda sono davvero straordinarie, e che per oggi può bastare. Finisco la mia birra finché è fresca, e mi stacco da quel muretto. I miei compagni d’avventura sono ormai lontani, le vele bianche all’orizzonte si confondono.

Salgo sulla mia bicicletta, ché adesso toccherà anche a me pedalare controvento.
Chissà, prima o poi una bella similitudine tra il ciclismo e la vita aziendale potrei svilupparla anch’io? Meglio non pensarci adesso. Metto gli auricolari, avvio la riproduzione casuale dei brani e lascio che il mio smartphone mi pugnali con i marinai, i profeti e le balene di Capossela.

Come aveva concluso Enzo?

“In un mercato in tempesta, in cui le aziende spesso devono navigare a vista, non ci resta che augurarci: buon vento”.

Questa me la scrivo.


P.Neruda, “Veinte poemas de amor y una canción desesperada. Poema 18: Aquì te amo

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  1. c’e’ una frase di un collega famoso larry allyson che riassume bene i limiti della metafora che descrivi benissimo: “e piu facile gestire una fabbrica di software che un team di vela da regata”.

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