Da febbraio la percezione del lavoro è cambiata drasticamente.

Un virus delle dimensioni di pochi milionesimi di millimetro ha costretto miliardi di persone a modificare i propri comportamenti sociali e milioni di lavoratori a cambiare radicalmente il modo con cui si relazionano con il luogo di lavoro.

Nel periodo della quarantena le aziende sono state suddivise in quelle essenziali che restano aperte e quelle non essenziali alle quali è stata imposta la chiusura delle sedi produttive. A questa classificazione fanno eccezione quelle che possono operare in smart working, una evoluzione di quello che una volta veniva chiamato telelavoro.

La Planetek è tra le fortunate aziende che svolgono un lavoro, tipicamente “digitale”, che può essere svolto anche restando a casa. L’ufficio si riduce al minimo essenziale: un computer e una connessione internet.

Pur disponendo dei codici ATECO che ci consentivano di poter restare aperti e lavorare in ufficio, abbiamo attivato il telelavoro già dalla settimana precedente alla limitazione dell’apertura delle attività produttive.

Quindi, la digitalizzazione ci consente di continuare di lavorare come se fossimo in ufficio. Ovviamente, disponiamo di una idonea infrastruttura ICT basata sul paradigma del Cloud, che ci consente di accedere ad ogni documento da una qualsiasi postazione di lavoro indipendentemente da dove è dislocata. Utilizziamo ampiamente gli strumenti di teleconferenza, che ci garantiscono di mantenere in piedi le relazioni con clienti, partner e fornitori, oltre che supportare le relazioni all’interno dell’azienda tra tutti i colleghi indipendentemente dalle funzioni aziendali.

In Planetek, non abbiamo avuto particolari problemi a passare al telelavoro: in meno di una settimana tutti eravamo a casa continuando regolarmente le nostre attività. La nostra fortuna deriva dal fatto che eravamo già strutturati per lavorare da casa. E’ da diversi anni che utilizziamo il telelavoro, le tecnologie, i processi, e l’attitudine delle persone a lavorare in questa modalità sono ormai parte del patrimonio aziendale.

Sulla base della nostra esperienza possiamo confermare che il telelavoro è una modalità molto efficace di lavoro che può garantire ottimi risultati produttivi.

Probabilmente, quando la crisi sarà passata, sarà difficile ritornare ad una normalità che si basa sulla presenza fisica e costante in ufficio. Anche il governo sta valutando la possibilità di costringere le aziende ad attivare modalità di smart working. Le nostre vite si stanno tarando su nuovi ritmi, liturgie, abitudini. Un nuovo modo di percepire il lavoro, che probabilmente può essere associato ad un livello di benessere superiore. E anche dal punto di vista della sostenibilità lo smart working presenta evidenti ricadute positive.

A fronte di questi indubbi vantaggi, lo smart working può presentare anche criticità ed effetti collaterali negativi che possono minare la competitività dell’azienda nel lungo periodo?

Un primo effetto collaterale dello smart working è minare lo spirito di comunità, il sentirsi parte di un gruppo, di una famiglia, elemento caratteristico principalmente delle PMI. In azienda i rapporti umani sono una componente fondamentale della vita di ognuno di noi. Non sei semplicemente un collega, sei un amico con cui giochi a calcetto o vai a bere una birra. Ti vedi il weekend e vai a fare le vacanze insieme. Se sei a letto con l’influenza è quello che ti porta l’aspirina a casa e ti chiama un paio di volte al giorno per sapere come va. Con il telelavoro tutto questo tende a svanire. E con esso si annulla quella complicità che consente anche di superare i problemi in ufficio, a dare una mano quando un collega è in difficoltà.

Un secondo aspetto critico deriva dalla rottura delle reti di relazione che si instaurano in azienda lavorando fianco a fianco, che genera la combinazione casuale di saperi e competenze. Quelle relazioni che nascono durante la pausa caffè o in sala mensa, incrociandosi in corridoio o sentendo per caso la conversazione di altri colleghi.

Per lavorare da remoto servono procedure, processi, organizzazione. Tutto questo garantisce l’efficienza necessaria a stare nei tempi e nei budget. Ma tutto ciò può portare a creare silos organizzativi e di competenza che possono limitare lo scambio di competenze ed idee. Si va a limitare l’atto creativo inatteso che, in alcuni casi, è l’elemento che può creare il valore aggiunto, che crea la differenza che è alla base del vantaggio competitivo delle aziende.

Lo smart working quindi è una grande opportunità che deve essere colta fino in fondo perchè, ne siamo certi, nulla sarà come prima. Stiamo creando una nuova normalità che richiede tempo per affermarsi e voglia di sperimentare. Fin dalle prime fasi di adozione vanno intraprese tutte le misure per prevenire gli effetti collaterali che possono andare a minare la competitività delle aziende ed in generale del contesto produttivo. Questo è un obiettivo che richiede l’impegno di tutti, imprenditori, manager, lavoratori.

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